La pratica divinatoria, ovvero l’arte di predire il futuro, era assai diffusa nel mondo medievale, così come l’astrologia. Gli oroscopi servivano ai condottieri e ai sovrani per prevedere le sorti di una guerra, di un matrimonio, o per decretare il momento più adatto a muovere battaglia. Per lunghissimi anni Federico ospitò presso la sua corte uno degli scienziati più conosciuti dell’epoca, Michele Scoto, il quale divenne divinatore ufficiale dell’Imperatore: nonostante Scoto distinguesse la scienza dalle arti magiche (espressamente proibite!), lo troviamo citato da Dante nel XX canto dell’Inferno, nel cerchio gli indovini, coloro che bramano di conoscere in anticipo il corso del futuro.
Si narra che l’Imperatore, desideroso di mettere alla prova le abilità scientifiche di Michele Scoto, lo sfidò a misurare la distanza tra la cima di un campanile e un astro in cielo; dopo un po’ di tempo, gli fece ripetere il calcolo, ma questa volta facendo ribassare il pavimento del palazzo. Scoto si accorse che la distanza risultava, seppur di poco, aumentata!